LA SUA STORIA
L’organo Serassi del 1791
L’organo, in origine, risale al 1791, realizzato dalla celebre ditta organaria “Serassi” di Bergamo; disponeva di due tastiere e circa la metà delle canne dell’organo attuale ed era collocato interamente nella cantoria sul lato destro del presbiterio.
Dalla fine del ‘700 a tutto l‘800 la realtà musicale italiana era in sostanza dedita esclusivamente all’opera, anche gli organi nelle nostre chiese furono notevolmente influenzati da questa corrente operistica italiana. Nacquero strumenti con caratteristiche e registri a imitazione degli strumenti bandistici (registri come campanelli, timpani, rullanti, uccelliera, percussioni di vario genere e tanti altri), anche il nostro Serassi del 1791 aveva diverse di queste peculiarità.
Si trattava di organi molto particolari, così distanti dagli strumenti del resto dell’Europa che lo “sprovveduto” parigino Charles Camille Saint-Saëns, invitato a tenere un concerto a Milano nel 1879, ritrovatosi (forse per la prima volta in vita sua) davanti a uno di questi nostri strumenti “tipici”, dovette rifiutare di suonare perché totalmente incapace di maneggiare un organo che impediva l’esecuzione del repertorio che solitamente interpretava nel resto dell’Europa.
Il “Movimento Ceciliano” e il nuovo organo del 1918
Tra fine ‘800 e inizio ‘900 nacque il “Movimento Ceciliano” (in onore a Santa Cecilia) che si batteva per un “ritorno” della musica sacra e un abbandono della musica operistica nella liturgia.
Obiettivo raggiunto negli anni successivi anche grazie all’intervento di Papa Pio X con il Motu Proprio “Tra le sollecitudini”. Moltissimi organi vennero ”riformati”, puliti da tutti gli accessori di origine bandistica e modificati in modo da avvicinarsi all’arte organaria del resto dell’Europa.
Anche il nostro strumento venne in gran parte modificato nel 1918; l’organo passò da due a tre tastiere, furono aggiunti molti registri d’imitazione orchestrale (come già avveniva in Francia, Germania, Inghilterra e nel resto dell’Europa da molto tempo) e diversi accessori utili per “facilitare” il lavoro dell’organista.
L’ORGANO DI OGGI
Con l’ultimo ampliamento del 1988, realizzato dalla bottega organaria Tamburini di Crema, si portò l’organo a 3282 canne, venne inoltre “diviso” nelle due cantorie ai lati del presbiterio e dotato di una trasmissione elettrica che ha permesso di distanziare la consolle (le tastiere e pedaliera) dalle canne stesse.
Lo strumento dispone di una ricca paletta timbrica con circa quarantacinque registri reali. Ogni registro corrisponde a una fila di canne e a un suono specifico (ci sono registri della famiglia dei principali e ripieni, dei flauti, delle viole e infine i registri ad ancia).
Quello che si vede dall’esterno, ossia la facciata dell’organo, è quindi solo una minima parte della complessità dello strumento; la maggior parte delle canne è, infatti, contenuta all’interno delle cantorie mentre i registri della prima e della terza tastiera sono all’interno di una cassa espressiva, comandabile dall’organista, che permette di poter moderare l’intensità del suono.
Alcuni episodi/articoli scritti nel 2019/2020 con lo scopo di divulgare la storia e la situazione del nostro strumento.
Episodio 1 - PREFAZIONE
Giovedì sera sono stato presente, come tantissimi altri fossanesi, alla presentazione dei lavori svolti in Cattedrale (rifacimento dei tetti e valorizzazione degli tanti e preziosi elementi artistici della basilica).
Abbiamo passato tutti una bellissima serata grazie all'eccellente lavoro svolto dagli organizzatori, sia per la entusiasmante presentazione sia per gli interventi video e musicali.
Da fossanesi quante volte siamo entrati nella nostra cattedrale e non ci siamo lasciati sorprendere da così tanta bellezza? Già, occorrerebbe avere gli occhi di un bambino, capace di emozionarsi come fosse sempre la prima volta.
Da organista però ho notato che tra i vari elementi artistici non è stato citato l’organo della cattedrale e vorrei riprendere questo efficace filo conduttore per fare la mia parte!
E’ ora di far conoscere questo prezioso strumento (il re degli strumenti!) a quante più persone possibili.
Ma lo sapevate che le canne che vediamo in facciata (quelle visibili da tutti) sono in realtà la minima parte di quelle che il nostro organo possiede? Non immaginerete lontanamente di quante canne dispone, credete di si? Ebbene, il nostro organo ha quasi 3300 canne! Non le ho mai contate tutte personalmente (anche se penso di averle suonate tutte in tanti anni di utilizzo) ma dalla relazione dell’ultimo restauro completato nel 1988 risultano all'appello esattamente 3282 canne!
Questo significa che il nostro organo è tra i maggiori della provincia.
Possiede una ricchezza timbrica estesissima, pensate di avere una orchestra sotto le vostre mani! Quale altro musicista ha questa fortuna?
Non è arrivata l’ora di conoscerlo e valorizzarlo esattamente come le altre ricchezze della nostra basilica? E allora iniziamo! Fossanesi, seguitemi nei prossimi giorni e prossime settimane, ve lo farò conoscere, aiutatemi e condividete!
Episodio 2 - E’COSTATO POCHE MIGLIAIA DI LIRE…..VERO, MA NEL 1791!
Qual è il valore (o quanto costerebbe) l’organo della nostra cattedrale?
Per rispondere a questa domanda facciamo un tuffo nel passato, dovete sapere che diverse canne (ancora presenti oggi nell’organo attuale) risalgono al primo organo della cattedrale del 1791! Ma ci pensate che durante le celebrazioni (o comunque quando l’organo suona) possiamo ascoltare suoni “antichi” di oltre due secoli (seppur con diversi acciacchi)? Questo organo costò circa 6000 lire, come possiamo vedere dal contratto storico tra il duomo e la ditta Serassi (celebre casa costruttrice), considerata l’epoca si tratta di un investimento importante per la nostra basilica.
Il primo organo era tutto posizionato nella parte di destra del presbiterio e aveva due tastiere e circa la metà dei registri che ha oggi.
L’organo suonò per molto tempo (con l’ordinaria manutenzione e qualche intervento straordinario) fino ad arrivare al 1918, qui la svolta: l’organo venne ampliato a tre tastiere e 2614 canne!
Il lavoro venne svolto dalla ditta Vegezzi-Bossi di Centallo per un prezzo relativamente modesto (erano stati in grado infatti di recuperare buona parte del materiale precedente) ossia di 20.500 lire (difficile capire a quanto corrisponda oggi vero?).
Questo intervento fu’ un lavoro molto felice, doveva già essere un bellissimo organo (ancora tutto posizionato nella parte di destra del presbiterio), alcuni organisti di mia conoscenza lo ricordano ancora oggi, lo suonavano da ragazzi, chissà se qualcuno che legge ricorda il suo suono?
Riporto una curiosità: finito il lavoro l’organo venne collaudato da due organisti chiamati a suonare tre concerti nello stesso giorno. L’organo suonò interrottamente per tutta la giornata! A leggere le cronache dell’epoca (Fedeltà del 29/5/1918 e del 12/19 giugno 1918, quanto mi piacerebbe averne una copia!) l’evento monopolizzò l’interesse di tutta la cittadina, quanta valenza era attribuita alla musica, tenuta in alta considerazione dai canonici e dall’intera città di Fossano!
L’ultimo grande intervento avvenne nel 1988, lavoro che si è potuto svolgere grazie all’opera di sensibilizzazione del Maestro Claudio Tomatis. Restauro e ampliamento svolto della ditta Anselmi Tamburini di Crema che portò l’organo alla stato odierno con tre tastiere e 3282 canne per il costo di 150.000.000 di lire.
Ok, ma allora quanto vale il nostro organo? Volete sapere quando costerebbe rifarlo oggi nuovo?
Vi posso dire che il costo oggi di un organo nuovo è indicativamente di 10.000-20.000 euro per registro sonoro (in base alla tipologia di registro) e il nostro organo ne ha quasi 50!!! Ma vi rendete conto del valore di questo strumento? Non è infatti semplice assistere alla costruzione di un organo nuovo di questo tipo, stiamo parlando di costi che possono arrivare anche a quasi un milione di euro.
Ora che lo sapete, prestiamogli attenzione e facciamone buon uso!
Tutte le informazioni storiche e tecniche sono facilmente reperibili dal prezioso opuscolo “L’organo della Cattedrale di Fossano in Piemonte – Due secoli di vicende storiche” realizzato sotto la cura del Maestro Claudio Tomatis nel 1988 a seguito dell’ultimo grande intervento di recupero dello strumento.
Episodio 3 - L’ORGANO SERASSI del 1791, LARGO ALLA BANDA E ALL’OPERA!
Come già anticipato nell’episodio precedente, l’organo della cattedrale risale al 1791, in realtà la basilica aveva già ospitato organi precedenti di cui però sappiamo poco (forse un organo del ‘600 della bottega fratelli Vitani?).
Noi, tuttavia, ripercorriamo oggi, con questo mio modesto contributo, la storia del nostro organo attuale, partiamo quindi dal Serassi del 1791!
Come e perché è nato questo strumento? Com’era la situazione storica e liturgica dell’epoca? Ebbene, la situazione era molto particolare, direi quasi divertente!
Parliamo della fine del ‘700 e buona parte del ‘800; la realtà musicale italiana era in sostanza dedita esclusivamente all’opera, ricordiamo, infatti, che nel ‘800 la musica fu voce di un sentimento risorgimentale che caratterizzò di fatto tutto un secolo.
Bande di paese percorrevano continuamente le nostre strade, la gente straripava letteralmente nei teatri (e palcoscenici occasionali) che sorsero in tutto il bel paese.
Non è un caso se in tutto un secolo, i compositori italiani non produssero alcuna composizione sinfonica di una certa importanza (fatta esclusione del requiem di Verdi e forse poche altre), mentre all’estero questo periodo è stato molto proficuo (ricordo le opere sinfoniche di Schubert, Schumann, Beethoven, solo per citare alcuni compositori molto conosciuti).
I nostri organi, come i luoghi sacri, non apposero grandi resistenze a questa ondata melodrammatica. Si costruirono organi molto “particolari” con diversi accessori per poter, nel limite del possibile, imitare la banda e l’opera.
Ritroviamo quindi strumenti con registri di questo tipo: campanelli, Timpani, Rullanti, uccelliera, percussioni di vario genere e tanti altri (anche il nostro Serassi del 1791 aveva diversi di queste “bizzarrie”).
Ebbene, se oggi tutto questo può sembrare assurdo, vi assicuro che le chiese divennero “il teatro del popolo”, durante l’offertorio (nel trambusto della processione offertoriale, le usanze erano ben diverse da quelle attuali) si suonavano ouverture di opere liriche (Donizetti, Verdi, Bellini e tanti altri).
All’estero la musica organistica seguì invece di pari passo la musica sinfonica e con essa anche gli organi che divennero sempre più sofisticati (con diverse tastiere, pedaliere estese, tanti registri, con suoni di derivazione orchestrale) mentre, ahimè, in Italia (nonostante io apprezzi la musica operistica, fa parte della nostra forte tradizione) gli organi furono limitati spesso a una sola tastiera (o al massimo due nelle grandi cattedrali, come quella di Fossano), pochi registri e totalmente insufficienti per “riempire” dal punto di vista sonoro gli edifici sacri.
Il divario tra Italia aumentò così tanto che lo “sprovveduto” parigino Charles Camille Saint-Saëns, invitato a tenere un concerto a Milano nel 1879, ritrovatosi (forse per la prima volta in vita sua) davanti a uno di questi nostri strumenti “tipici”, dovette rifiutare di suonare perché totalmente incapace di maneggiare un organo che impediva l’esecuzione del repertorio che solitamente interpretava nel resto dell’Europa.
Questo era il contesto “artistico” in cui si trovò, suo malgrado, l’organo del risorgimento italiano.
Oggi questo repertorio è quasi del tutto sconosciuto, non utilizzato ovviamente nella liturgia, e anche nei concerti è sempre più difficile imbattersi in queste composizioni, nonostante, in realtà, l’Italia è ancora ricca di organi del ‘800 perfettamente funzionanti (e questo è comunque una ricchezza da salvaguardare, si tratta della nostra storia e tradizione).
Questa realtà, durata forse fin troppo nelle nostre chiese, venne sanata con il cosiddetto “Movimento Ceciliano” (in onore di Santa Cecilia) che si batteva per un “ritorno” della musica sacra a pieno titolo e un abbandono della musica operistica nella liturgia.
Il movimento trovò il massimo appoggio nella figura di papa Pio X, che, il 22 novembre 1903 (il giorno di Santa Cecilia), emanò quello che è considerato il "manifesto" del movimento, cioè il Motu Proprio “Tra le sollecitudini”, in cui ribadiva tutti i concetti cari ai cecilianisti ed esortava tutta la Chiesa cattolica a uniformarvisi, ma questa è un'altra storia che riguarda il nostro organo e il suo restauro/ ampliamento del 1918 che vedremo nella prossima puntata.
Episodio 4 - L’ORGANO DAL 1918 AD OGGI
Oggi, 22 novembre 2020 si festeggia Santa Cecilia, santa patrona della musica e dei musicisti! Nel precedente episodio abbiamo concluso accennando al “Movimento Ceciliano” (in onore appunto di Santa Cecilia) che si batteva per un “ritorno” della musica sacra a pieno titolo e un abbandono della musica operistica nella liturgia.
Con questo movimento d’inizio secolo tantissimi organi in Italia furono revisionati e riformati alla nuova concezione organistica e, conseguentemente, organaria.
Furono quindi abbandonati registri e accessori tipici dell’organo “bandistico” per inserire invece registri di derivazione orchestrale (principalmente dalla tradizione romantica francese).
Anche il nostro organo subì questa trasformazione con un intervento della bottega Vegezzi Bossi. Nel 1918 nella cattedrale di Fossano poteva risuonare il “nuovo” organo, totalmente trasformato, pur mantenendo grande parte del precedente strumento Serassi (soprattutto l’intera piramide dei principali e Ripieni del grand’organo).
L’organo era composto da 41 registri, tre tastiere, oltre 2600 canne, trasmissione pneumatica e tutta una serie di accessori atti a estendere le possibilità tecniche foniche ed espressive dello strumento.
L’organo fu collaudato da due organisti chiamati a suonare tre concerti nello stesso giorno. Lo strumento suonò interrottamente per tutta la giornata!
A leggere le cronache dell’epoca (Fedeltà del 29/5/1918 e del 12/19 giugno 1918) l’evento monopolizzò l’interesse di tutta la cittadinanza. Siamo nel 1918, anno in cui infuriavano tempi di guerra; ci piace vedere l’evento d’inaugurazione dell’organo come portatore di pace esteriore e interiore, come un piccolo ma bel messaggio di speranza per i fossanesi durante il periodo di guerra.
L’organo attuale risale invece all’ultimo intervento straordinario del 1988 da parte della ditta organaria Tamburini di Crema.
In quest’ultimo intervento, voluto e seguito dal M° Claudio Tomatis, si tentò di amalgamare le due anime dello strumento (l’impianto fonico Serassiano classico di fine ‘700 e quello romantico/ceciliano d’inizio ‘900).
L’organo fu diviso nelle due parti dell’altare, sulla destra tutto il grand’organo costituito principalmente dalla parte antica del ‘700 mentre nella cantoria opposta vennero collocate la prima e la terza tastiera (composta principalmente da canne dell’organo Vegezzi Bossi d’inizio ‘900).
Lo strumento, modificato nella trasmissione (ora di tipo elettrica), fu ampliato con alcuni registri, raggiungendo le 3282 canne.
Lo strumento fu inaugurato dal celebre Maestro Jean Guillou il 15 maggio 1988 (in programma musiche di Bach, Vivaldi, Mozart, Vierne, Liszt e Guillou).
Da quel concerto è iniziata una rassegna annuale ideata dal Maestro Claudio Tomatis (e proseguita dal 1999 con il Maestro Giuseppe Riccardi) fino al 2016.
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